Erasmus+KA2: in attesa del Meeting internazionale.
A maggio il nostro
istituto ospiterà docenti e dirigenti del Portogallo, Turchia, Inghilterra,
Polonia e Romania.
A maggio presso il
nostro istituto si svolgerà un meeting internazionale che vedrà la presenza di
dirigenti, docenti e personale specializzato dei cinque paesi partenariati col
progetto Erasmus +KA2. Durante la settimana, dall’8 al 16, si parlerà di didattica
inclusiva degli alunni disabili attraverso l’osservazione di laboratori messi
in atto sia in spazi esterni che nelle classi. Per approfondire l’argomento
abbiamo intervistato la vicepreside, professoressa Dora Macaluso, senonché
responsabile del progetto insieme alla professoressa Antonietta Rubino,
referente del CTRH ( Centro Territoriale Risorse Handicap).
Ecco di seguito
l’intervista:
Ci
spiega in poche parole, che cos’è un progetto Erasmus ?
L’
Erasmus KA 2 è un progetto promosso dell'Unione Europea che si rivolge alle
scuole e agli studenti d’ Europa, ma anche alle diverse istituzioni come il
Comune e tutti gli Enti pubblici e privati che collaborano con la scuola. Esso
serve a far crescere tra gli studenti, tra i giovani la consapevolezza dell’
essere cittadini europei, di vivere in una dimensione abbastanza ampia e
variegata come quella d’ Europa dove potersi spostare facilmente e conoscere le
varie legislazioni, le diverse realtà scolastiche; ma anche, cominciare a
comprendere il mondo del lavoro osservandolo
direttamente.
Di
che cosa si occupa il progetto KA2 ?
Il
KA2 è un partenariato, ossia un lavoro di squadra, costituito, in questo caso,
da sei paesi europei. Nello specifico è presente una scuola rumena che è la
coordinatrice del progetto, seguono una scuola turca ,inglese, portoghese,
polacca e la nostra. Questi istituti hanno scelto di lavorare insieme, di
scambiarsi metodi didattici, azioni quotidiane, specialmente quelle sull'inclusione, intese come attività didattiche rivolte ai ragazzi con
disabilità. In Italia il concetto di inclusione ha un significato più ampio,
perché indica una particolare attenzione alle esigenze di ciascun alunno sia di
quelli che hanno disabilità sia di quelli che non ne hanno. Questo progetto,
inoltre, rivolge uno specifico interesse alle attività sportive e a quelle all'aperto; perché insieme agli altri docenti ci siamo accorti che nelle scuole si dedica
troppo tempo alle lezioni fatte in classe, fermi in ambienti chiusi e poco all'apprendimento all'area aperta, come attività sportive.
Quali
posti ha visitato?
Per
il KA2, al momento, abbiamo fatto due mobilità. Come primo incontro, ad
ottobre, siamo stati in Romania e poi, a gennaio, in Turchia. Il terzo meeting
si svolgerà in Italia. Dal’8 al 12 maggio il nostro istituto ospiterà i paesi partner.
Fino
adesso, quali novità d’insegnamento ha appreso?
Voglio,
innanzitutto, chiarire che tra i partner solo due siamo scuole inclusive, ossia
inseriamo l’alunno disabile in una classe di normodotati; mentre, negli altri
paesi, sussistono scuole speciali dove si lavora, esclusivamente, con ragazzi
disabili. Per noi è stato strano visitare queste realtà però, all’interno di esse,
abbiamo visto cose interessanti, come le attività svolte in presenza dei
genitori o quelle realizzate in collaborazione con altre scuole frequentate da
alunni non disabili. Abbiamo esaminato giochi all’ aria aperta e attività
sportive che avevano lo scopo di valorizzare lo stare insieme nella diversità .
5.
Tra
quelle visionate, quali metodologie didattiche consiglierebbe ai suoi colleghi?
Lo
scopo del progetto è quello di osservare i metodi didattici utilizzati nelle
altre scuole, partecipare attivamente in esse per poi riportarle, ognuno nella
propria scuola, e sperimentarle. Tra le novità, abbiamo scelto di mettere in
pratica alcuni laboratori coinvolgendo i genitori sia dei ragazzi disabili che
non. Questo tipo di sperimentazione è in atto presso la scuola primaria “Maggiore
Guida” dove sono stati rispolverati alcuni vecchi giochi d’ infanzia: gioco del
fazzoletto, gioco della campana( la famosa signa), il tiro alla fune. Presso la
scuola secondaria di secondo grado, invece, sarà fatta un’uscita didattica in
una vicina fattoria. Stiamo provando, inoltre, a svolgere attività sportive
come il trekking, già attivo nel plesso Mirto dove gli alunni, quasi ogni
settimana, fanno dei percorsi, delle passeggiate in montagna insieme ai compagni
con disabilità, i quali devono seguire gli stessi ritmi degli altri. Alcune di
queste attività le abbiamo viste nei paesi partner ma, lo dico con orgoglio,
noi li abbiamo resi più belli perché noi l'inclusione la viviamo ogni giorno.
Quali
sono stati i momenti più belli che ha condiviso con i colleghi europei?
E’
difficile indicare i momenti più belli perché l’incontro con altre culture e
persone è sempre un arricchimento enorme sia nei modi di pensare che nei modi
di vivere o di operare. La condivisione e la socializzazione di metodi simili o
diversi, ci ha permesso di aprire la mente. Aprire la mente è, infatti, uno
degli slogan dell’ Erasmus. E’ stato importante lavorare con questi ragazzi
meno fortunati di noi e conoscere strutture ben più adeguate rispetto alle
nostre.
A
maggio la nostra scuola ospiterà docenti del progetto Erasmus, su cosa porremo la
loro attenzione?
La
loro attenzione sarà focalizzata maggiormente nel conoscere la vita quotidiana
di una scuola inclusiva, in cui ragazzini disabili sono inseriti nelle classi con
i normodotati. Loro entreranno nelle classi per vedere come lavoriamo;
osserveranno le attività svolte all'aperto che stiamo mettendo in atto in
questi giorni come il body painting, la pittura con il corpo, o il biking,
attività con le bici, e tanto altro ancora. Vorremo mostrare e sperimentare al
più presto tutte quelle attività che possano abbattere ciò che ci divide e
rafforzare ciò che ci unisce .
Dall'esperienza da lei fatta in questi due anni cosa cambierebbe nella nostra scuola?
In
realtà il KA2 parte da quest’anno ma è corretto parlare di ben di due anni se
si include il KA1, un progetto Erasmus iniziato lo scorso anno, giunto quasi al
termine e basato anche lui su metodologie inclusive. Stiamo lavorando ad impatto
su questa tematica da due anni, abbiamo raggiunto tanti obiettivi, processi di
cambiamento, una maggiore consapevolezza del nostro modo di essere a scuola, il
valore della presenza di realtà diverse all'interno delle classi. Sicuramente
dobbiamo ancora lavorare per migliorare alcuni aspetti di natura organizzativa.
Bisogna prevedere più laboratori dove ci sia un maggiore coinvolgimento dei
ragazzini con disabilità affinché ognuno si possa sentire utile e vivo all'interno della scuola; e poi, in alcune occasioni, sarebbe interessante coinvolgere
le loro famiglie.
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